“Prevenire è meglio che curare”

Settembre 2025

Prevenire: una definizione, molte sfaccettature.

Quando parliamo di prevenzione in ambito medico-sanitario intendiamo “l’insieme di attività, azioni e interventi mirati a ridurre il rischio di ammalarsi, a impedire la comparsa o la progressione di malattie e a limitare le conseguenze di condizioni patologiche già in atto.”

Se pensiamo ai beni culturali, il parallelismo è immediato:

  • Attività, azioni e interventi mirati: progettazione di ambienti sicuri, piani di emergenza, protezione fisica dei beni, monitoraggio degli agenti di deterioramento (umidità, polvere, luce), inventari e mappatura dei rischi, sensibilizzazione.
  • Riduzione del rischio: processo sistematico di analisi, prevenzione e mitigazione dei danni al patrimonio culturale causati da minacce naturali o antropiche.
  • Impedire la comparsa o la progressione del danno: processo di gestione del rischio che include l’identificazione dei pericoli, la valutazione della vulnerabilità, lo sviluppo di strategie di mitigazione (come la conservazione preventiva e l’adattamento), la pianificazione di emergenza, l’attuazione di misure di sicurezza fisica e il monitoraggio costante.
  • Limitare le conseguenze: monitoraggio costante dei fattori di deterioramento, la pianificazione di misure di protezione fisica e tecnologica (come allarmi e vetrine), l’attuazione di piani di emergenza con procedure definite, una comunicazione efficace del rischio a tutto il personale, e l’eliminazione del rischio (raramente attuabile).

Riscriviamo la definizione per il patrimonio culturale:

“L’insieme di attività, azioni e interventi finalizzati a ridurre il rischio di danni ai beni culturali, a impedire la comparsa o l’aggravamento del danno e a limitare le conseguenze derivanti da eventi dannosi, garantendo la conservazione e la trasmissione del patrimonio culturale alle generazioni future.”


Dal corpo umano ai beni culturale: analogie

In medicina check-up e screening riducono i rischi futuri; nel patrimonio culturale le ispezioni e le valutazioni dei rischi svolgono lo stesso ruolo: musei, gallerie, archivi, biblioteche, siti archeologici subiscono gli effetti del tempo, del clima, del turismo di massa, in generale degli agenti di deterioramento.

L’ICCROM, UNESCO, ICOMOS, insistono su questo punto: senza gestione preventiva, la conservazione non è sostenibile.

I 4 punti d’azione preventiva:

  • 👁️ Autodiagnosi = Ispezioni
    Saper leggere i segnali sul nostro corpo o su quello del patrimonio da salvare, è fondamentale per rintracciare eventuali malattie ancora non sintomatiche.
  • 📊 Screening = Valutazione dei rischi
    Gli specialisti parlano di risk assessment: analisi che individuano il tipo di rischio, la sua probabilità, la sua entità, il suo impatto, le minacce, gli agenti di deterioramento.
  • 🧯 Terapia preventiva = Piani di sicurezza ed emergenza
    Necessario sono documenti strategici attivi, funzionali: PSEM definisce ruoli, procedure, priorità. Senza di esso, anche un piccolo incendio può trasformarsi in catastrofe.
  • 📖 Formazione = Empowerment
    Non basta solamente prescrivere una cura, ma servono persone preparate ad applicarla. Dal custode al direttore, l’informazione e la formazione sono ciò che trasformano le linee guida in azione reale.

Il caso del Louvre

Un esempio arriva dalla Francia: il Louvre sorge a pochi passi dalla Senna sotto la costante minaccia di inondazione. Già in passato, la direzione aveva ammesso che in caso di piena eccezionale non sarebbe stato possibile mettere in salvo tutto.

Per far fronte alla potenziale minaccia, e ospitare le opere del museo, è stato creato il Centro di Conservazione di Liévin. Un edificio di 18.500 metri quadrati, dotato di sei aree climatiche diverse, laboratori di ricerca e spazi progettati per ospitare fino a 250.000 opere. Dal 2019 vi si svolgono restauri, studi e attività di ricerca: oltre 3.000 interventi già completati e più di 130 ricercatori internazionali impiegati.

Questo centro non è solo un deposito, ma l’applicazione di un’efficace strategia di prevenzione, che non agisce solo come deterrente dell’evento, ma come soluzione attiva che risponde a più obiettivi: deposito, restaurazione, ecc.

Il deposito di Santo Chiodo

Un esempio italiano è il Deposito di sicurezza per i Beni Culturali di Santo Chiodo, situato nella periferia industriale di Spoleto (Umbria). Si tratta di un deposito-laboratorio funzionale al recupero e alla conservazione dei materiali dell’architettura storica, in pietra e laterizio (cornici, portali, rosoni, mensole), e dei manufatti lignei sacri ritrovati dopo il crollo degli edifici a seguito del terremoto del 2016.

A occuparsene è un team di storici dell’arte, restauratori, architetti e archeologi, impegnato a ricevere le opere, registrale attraverso schedatura e catalogazione valutarne lo stato di conservazione, destinarle ai diversi reparti del deposito o inviarle ai centri di restauro.

Pur non includendo un centro di restauro né rappresentando la destinazione finale delle opere, il deposito è un esempio virtuoso e invidiabile, tanto che nel 2024 sono iniziati i lavori di ampliamento per aumentarne la capacità.

Tuttavia, una struttura del genere da sola non può soddisfare le esigenze di tutto il territorio nazionale, tantomeno di tutte le tipologie di patrimonio per il quale non esiste ancora un corrispettivo (escluso il materiale archivistico e bibliotecario). La predisposizione di depositi di questo tipo rientra nel sistema di prevenzione del patrimonio culturale, essenziale per evitare emergenze improvvise che richiedono interventi urgenti, parzialmente efficaci, costosi e in tempi di risposta immediati.


Oggi il patrimonio culturale è sotto pressione come mai prima: cambiamenti climatici, conflitti armati, turismo di massa e scarsità di risorse. Senza prevenzione rischiamo di perdere capitale culturale.

Heritup nasce con questa missione:
diffondere la cultura della prevenzione e trasformare la teoria in pratica, al fianco di musei, istituzioni e futuri professionisti.

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